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Lucera. Lucilla Calabria al congresso PD muove dal pensiero di Antonio Gramsci

La mozione di Lucilla Calabrtia al congresso cittadino del Partito Democratico di Lucera che ha eletto Ivano Di Matto nuovo segretario del partito per acclamazione lo scorso 4 aprile. L'intervento è tutto incentrato sulla gestione del patrimonio pubblico culturale e sulle polemiche sorte a proposito di Lucera Capitale della Cultura della Puglia 2025. Poi, la dedica finale a Don Ciro Miele da poco scomparso.

«Siamo tutti di sinistra, sì? Se cito Gramsci rischiamo dei mancamenti?

“L’indifferenza è il peso morto della storia”, così scriveva Antonio Gramsci nel 1917. Perché inizio questo mio intervento citando Gramsci? Perché questa citazione è una frase estrapolata da Gli Indifferenti, edito da La Città Futura, e la città futura è l’orizzonte che dobbiamo darci e dare alla nostra comunità, sia esso politico, amministrativo o culturale – o meglio, per le politiche culturali. Scegliere e decidere da che parte stare: occorre guardare lontano, molto al di là della contingenza.

Personalmente credo che, nell’ultimo periodo, il PD cittadino non si sia distinto per una linea politica chiara riguardo alle politiche culturali della città e alla loro gestione. La polemica su Lucera Capitale, che ha visto protagoniste due realtà importanti della città, a noi non riguarda direttamente, ma ci riguarda il sotteso: la gestione dei monumenti.

Il Partito Democratico deve definire una posizione chiara. Se siamo di sinistra, più o meno riformista, la linea non può che essere quella di una gestione pubblica del patrimonio artistico-culturale. Non credo sia utile a nessuno sminuire gli spazi pubblici e lasciare che diventino un semplice fondale teatrale di mero svago, né è utile ridurre i nostri monumenti a parchi giochi. Il nostro patrimonio monumentale va tutelato e valorizzato attraverso politiche di gestione efficaci, sicuramente con il coinvolgimento delle tante realtà presenti sul nostro territorio, ma sempre sotto l’occhio vigile della politica: le decisioni pubbliche restano materia della politica e vanno discusse nei luoghi deputati della politica.

Detto ciò, come Democratici dobbiamo essere disponibili a valutare anche forme di gestione che coinvolgano attori privati, purché nel rispetto di criteri chiari e trasparenti. La concessione di monumenti comunali a privati deve avvenire attraverso procedure di assegnazione trasparenti e competitive, evitando il rischio di monopoli. Non possiamo permettere che tutti i monumenti vengano affidati a un unico attore, poiché ciò limiterebbe la concorrenza e la diversificazione delle proposte culturali. Inoltre, i termini della gestione devono essere definiti con precisione e non prorogabili automaticamente senza una nuova gara d'appalto, per scongiurare il pericolo che, di fatto, gli stessi soggetti privati si vedano rinnovare la concessione a tempo indeterminato, come è già accaduto in altri settori, quali gli stabilimenti balneari o le licenze taxi.

La cultura, nel suo significato più ampio, così come la vita, è “a arte do encontro”, come diceva il grande intellettuale brasiliano Vinícius de Moraes; la cultura è apertura e connessioni, è incontro di saperi e competenze. La cultura è democrazia e la sua gestione pubblica è un esercizio altissimo di democrazia.

Se è vero che siamo “crocevia di popoli e culture”, non possiamo lasciare nessuno ai margini, nessuno può e deve essere escluso; i cerchi magici, i cenacoli, le consorterie non ci appartengono. Siamo comunità, siamo compagni: ci appartiene la condivisione, non l’esclusione.

Chiudo il mio intervento con l’invito all’azione di un sacerdote con cui ho condiviso tante battaglie, è un modo per averlo qui.

¡Adelante!».

Lucilla Calabria

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