LUCERA – Si è tenuta nella serata dello scorso 19 luglio all’interno del teatro della parrocchia “Santa Maria delle Grazie” l’assemblea del comitato 167 sulla sentenza della Cassazione dello scorso maggio che ha visto il Comune di Lucera opporsi alla decisione della Corte d’Appello di Bari.
A introdurre l’assemblea è stato come di consueto il presidente del comitato Pasquale Bevere il quale ha riepilogato ai presenti i cinque punti contestati dall'ente di Palazzo Mozzagrugno, di cui il quarto ed il quinto accolti dalla Cassazione. Bevere però ancora una volta è stato costretto a togliersi un sassolino dalla scarpa quando, nel fare riferimento a chi, scrivendo, ha lasciato quasi intendere che i cittadini ricorrenti della 167 sarebbero stati illusi, ("avevano creduto, specie sulla base della sentenza di appello, di poter riavere indietro quegli oltre 3 milioni di euro in totale che hanno dovuto versare nel recente passato"), ha risposto netto che il comitato «non ha mai detto di non voler pagare, ma di accettare di farlo solo nell'eventualità ci fosse stato da pagare qualcosa tenendo conto dei conteggi reali e delle legittime destrazioni di aree i cui beneficiari sono stati tutti tranne che i ricorrenti», fatto non del tutto ancora assodato. «Quindi chi scrive certe corbellerie si mettesse l'ulcera in pace», un'ulcera web, quindi, da "contumacia", visto che non si percepiva la presenza dei riferimenti in questione.
È seguito l’intervento del vicepresidente e consulente tecnico dello stesso comitato Ciro Tibello, il quale ha sostanzialmente sviscerato quanto riferito a Il Frizzo in occasione dell’ultima intervista fattagli proprio a seguito della sentenza della Cassazione (i riferimenti al video e all'articolo li si può trovare in questa pagina).
Va innanzitutto ricordato che il comitato ha avuto ragione nelle varie sedi fino al Consiglio di Stato, per arrivare addirittura appunto alla Corte Suprema di Cassazione, che ha infine emanato la sentenza rimandando la decisione per una riquantificazione delle somme alla Corte d’Appello di Bari. C’era stata infatti un’opposizione da parte del Comune a quelle che erano state le vittorie dello stesso comitato.
Uno dei problemi principali è, a dire di Tibello, che il Comune non ha completato gli espropri, così l’acquisizione in capo all’Ente delle aree interessate della 167 è avvenuta con una serie di risarcimenti di danni. Ora, dunque, la Corte d’Appello dovrà pronunciarsi dopo aver riesaminato il mezzo istruttorio sviluppato dinanzi al Tribunale di Foggia e ascoltate le parti, ma essa non può pronunciarsi sull’intero contenzioso, bensì soltanto sul quarto e quinto motivo. «Noi come comitato – ha ribadito il consulente tecnico durante l’assemblea, che è stata molto partecipata – abbiamo cercato più di una volta di intavolare una trattativa col Comune cercando di trovare una soluzione conciliativa». Proprio il Comune però continua a ignorare, secondo Tibello, che dal 2011, anno in cui ebbe inizio il contenzioso, la 167 fu interessata da una serie di altre iniziative ognuna delle quali avrebbe dovuto non indurre, ma obbligare la Struttura Tecnica comunale a rifare i conteggi.
Tibello ha anche approfittato, subito dopo, per ricordare che il contenzioso nasce sull’intera superficie del comparto. Comunque «in questo caso la procedura di riassunzione è complicata, perché se dovesse riassumere la causa il Comune, questo sarebbe obbligato a notificare la medesima riassunzione a ogni singolo ricorrente, mentre se dovessimo riassumerla noi, la faccenda diventerebbe più semplice perché dovremmo notificarla soltanto al Comune e non ai suoi difensori». Pare, a tal proposito, che gli avvocati delle due parti stiano discutendo su ciò e che ognuno cerchi di attribuire una responsabilità in tal senso all’altro, ma una cosa per Tibello è certa: non vi potrà essere esito diverso dalla soccombenza del Comune. Proprio quest’ultimo, tra l’altro, avrebbe cercato di modificare l’oggetto della causa dirottando la questione verso le cartelle di pagamento, che «noi però abbiamo cercato di impugnare come atto consequenziale al giudizio madre», e la causa madre è, come ha spiegato il vicepresidente del comitato, la delibera 131, quella di quantificazione delle somme.
Insomma, saranno molti gli aspetti da chiarire dinanzi alla Corte d’Appello.
«Tutto nasce – ha ricordato Tibello – con una delibera comunale del 2003: l’amministrazione comunale dell’epoca, considerato che c’era un pericolo di dissesto, aveva bisogno, per pareggiare i conti, di un’ingente somma in entrata, così fu escogitata la richiesta di conguaglio, perché i 3.095.000 euro servivano a pareggiare la somma in entrata». Per tale ragione nel 2011 nacque il contenzioso.
Comunque andranno le cose, per i rappresentanti del comitato fare la transazione converrebbe a tutti, ma d’altronde, secondo loro nessuna amministrazione ha davvero mostrato la volontà politica di risolvere definitivamente la questione. Tuttavia, va anche detto che ora qualche spiraglio in tal senso ci sarebbe, infatti pare che il sindaco Giuseppe Pitta abbia contattato il presidente del comitato per chiedere se fosse possibile procedere con le trattative.
«Quando vi dicono – ha invece sottolineato nella parte finale del suo intervento Tibello – che il dissesto (amministrazione Tutolo, ndr) è causato dalla mancanza di tributi riscossi, non è vero, infatti esso deriva in primis dalla mancanza di risarcimento danni nell’ambito di tutta questa vicenda».
Adesso resta ancora da chiarire, tra le altre cose, perché la parte politica non abbia ancora il coraggio di indirizzare la Struttura Tecnica verso l’accordo.
Chi ha maggior potere? Secondo molti più che potere si tratterebbe di strapotere della Struttura Tecnica
Greta Notarangelo